Habemus Papam: l’ascesa di Papa Leone XIV, un pontefice per i tempi incerti!
- L'ÉPOQUE ITALIA
- May 8
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Updated: May 9
L'ÉPOQUE - Nel cuore della cristianità, là dove il marmo custodisce il respiro degli apostoli e il vento dell’eternità sfiora le colonne berniniane, un nome nuovo è salito alla cattedra di Pietro: Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, figlio della terra americana, ma cresciuto tra le polverose missioni peruviane e le stanze silenziose del pensiero agostiniano.
08.05.2025 © L'ÉPOQUE ITALIA
Di Sara De Santis

Città del Vaticano, 8 maggio 2025 – La fumata bianca ha annunciato non solo un nuovo pontefice, ma forse una nuova stagione dello Spirito. Dopo un conclave intenso, segnato da interrogativi epocali – guerre, disuguaglianze, migrazioni, crisi spirituale – i cardinali hanno scelto un uomo di solida dottrina e animo pastorale, un pontefice venuto da lontano, che però conosce profondamente la trama invisibile della Chiesa universale.
Nato a Chicago nel 1955, in un’America ancora sognante e inquieta, Prevost ha abbracciato l’Ordine di Sant’Agostino, incamminandosi lungo un sentiero fatto di studio, preghiera e impegno nelle periferie del mondo. Il suo nome ha attraversato le terre andine del Perù, dove ha operato per oltre un decennio con spirito evangelico e ascolto contemplativo, annunciando il Vangelo non con il clamore della predica, ma con la silenziosa potenza della presenza.

Nel 2001 è stato eletto Priore Generale dell’Ordine Agostiniano, carica che ha mantenuto per dodici anni, distinguendosi per la sua fine capacità di mediazione tra culture e per una visione ecclesiale sempre tesa all’unità nella diversità. Vescovo di Chiclayo, poi cardinale sotto Papa Francesco e infine prefetto del Dicastero per i Vescovi, ha maturato una visione globale della Chiesa come “casa aperta a tutti e sentinella delle frontiere dell’umano”.
La scelta del nome Leone richiama immediatamente Leone Magno, il pontefice che, nel V secolo, fronteggiò Attila e gettò le basi del primato romano con dignità e fermezza. È un nome di forza, ma anche di responsabilità. Leone XIV sembra voler indicare, fin dal principio, la necessità di una guida che unisca il coraggio del pastore e la sapienza del teologo, la fermezza della fede e la dolcezza della misericordia.
Nel suo primo discorso dalla Loggia delle Benedizioni, il nuovo Papa ha voluto ringraziare Papa Francesco “per averci insegnato la gioia del Vangelo” e ha rivolto parole di pace e riconciliazione alle nazioni ferite da conflitti, disuguaglianze e odio. Ha scelto lo spagnolo – la lingua della sua missione – per salutare i popoli dell’America Latina, come a dire che ogni periferia è un centro se vista con gli occhi di Dio.

Leone XIV non sarà un Papa mediatico, ma sarà probabilmente un pontefice capace di toccare le coscienze. La sua esperienza – tra i grattacieli di Chicago, le alture andine e i palazzi della Curia – lo rende uomo del dialogo, custode di una fede che sa farsi ragione e carezza.
Nel tempo dell’incertezza globale, il Vaticano ha scelto un americano dalla spiritualità latina e dalla mente agostiniana. Una figura che promette sobrietà, profondità e una nuova declinazione del pontificato: meno centrato sull’immagine, più fondato sul pensiero e sul cuore.
Habemus Papam, sì. Ma soprattutto: abbiamo un uomo del tempo presente, radicato nell’eterno.